Dopo essere cresciuto a Redhill, si trasferisce a Brighton per frequentare il college con l'amico Paul Heaton ed inizia a lavorare come DJ. Poco tempo dopo (1985) si sposta a Hull per suonare il basso nella band di Paul, gli Housemartins (in sostituzione di Ted Key). Dopo il tour con Billy Bragg, il gruppo ottiene un contratto con l'etichetta Go! Discs. Il gruppo produce una versione di Caravan of Love (cover degli Isley Brothers) che ottiene un ottimo successo, ma successivamente si scioglie con metà band che fonda i The Beautiful South e con Cook che rientra a Brighton per perseguire comunque il suo interesse nella musica.
Inizia a lavorare in studio con Simon Thornton. Nel 1989 pubblica il brano Blame It on the Bassline realizzato con MC Wildski. In seguito forma il collettivo musicale Beats International, una sorta di confederazione di artisti che include Lindy Layton, Lester Noel, DJ Baptiste, lo stesso MC Wildski e altri artisti. Il primo album Let Them Eat Bingo include il successo Dub Be Good to Me, che diviene contesa di una causa giudiziaria (persa da Cook) data la presenza di un sample dei Clash non autorizzato. Il successivo Excursion on the Version (1991) esplora nel dub e nel reggae senza troppi riscontri.
Cook quindi cambia stile: insieme a Ashley Slater e Jesse Graham forma i Freak Power, che rilasciano il loro album di debutto Drive Thru Booty nel 1994. Il disco contiene il singolo Turn On, Tune In, Cop Out, utilizzato in una famosa campagna pubblicitaria per la Levi's. Nel 1996 la band ritorna con il secondo album, More of Everything for Everybody.
Contestualmente inizia la collaborazione con gli amici Tim Jeffery e JC Reid, con il quale crea un album di musica house sotto il nome Pizzaman. Si tratta dell'omonimo disco che contiene tre hit da classifica: Trippin' on Sunshine, Sex on the Streets e Happines. I videoclip di tutti e tre i singoli vengono diretti da Michael Dominic.
Inoltre Cook forma il gruppo The Mighty Dub Katz con GMoney. Insieme a lui diventa gestore di un nightclub a Brighton, il Big Beat Boutique. Nel corso degli anni successivi imprime il proprio marchio sulla scena musicale dando vita al cosiddetto Brit Hop.