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“Iscream” è il racconto di un uomo contemporaneo che si confronta con le proprie nevrosi, in perenne conflitto con sé stesso e con il mondo che lo circonda.
Il grido di un uomo che sta perdendo la capacità di piangere, immerso in una realtà che sembra sempre più irrazionale, in cui però si sente uno splendido perdente, perché intravede nella consapevolezza della propria condizione la salvezza. In lui si risveglia una rinata innocenza, assieme alla voglia di stupirsi, di tenere il tempo con il piede e lasciare entrare la gioia.
Il centro dell’album è il linguaggio, scarno, essenziale, in cerca di verità. Al linguaggio è affidato il compito di generare suggestioni, di dare conferme, di aprire le porte del pensiero. Il linguaggio è un grande gioco di parole, come quello tra il titolo e la copertina.
Questo disco è nato camminando per salite e discese delle montagne della Valsesia, con delle note vocali sul telefono, durante una vacanza.
Tornato a Milano mi sono chiuso in studio per 16 giorni consecutivi e ho scritto una manciata di canzoni dandomi delle regole ben precise: che musica e parole dovessero nascere nello stesso momento, che i brani dovessero essere iniziati e finiti nella stessa giornata per non perdere il focus del momento, che fossero solo pianoforte e voce, che mettessero da parte il cantautore che è in me.
L’idea della produzione mi è venuta ascoltando il disco “The Slow Rush” dei Tame Impala; ho capito che le canzoni pianoforte e voce che avevo scritto erano inconsciamente molto ritmiche, e che il ritmo dovesse solo essere svelato.
Così ho iniziato a programmare una batteria elettronica Roland 909 e delle linee di basso con un sintetizzatore Yamaha DX7, ho costruito il resto, e alla fine ho sostituito la batteria elettronica con delle batterie vere suonate da me.
Ho coinvolto il mio caro amico e collaboratore Giorgio Mastrocola che con la sua chitarra ha dato ulteriore ritmo al tutto e ha creato molti dei riff musicali dei brani. A quel punto le chitarre erano diventate talmente portanti che ho eliminato la metà delle tracce che avevo registrato, compresi i pianoforti da cui ero partito.
Le voci sono sempre 4 incisioni all’unisono della stessa parte, e 4 altre voci che fanno i cori. Il tutto condito da un pizzico di autotune, mi piace il suono digitale che crea.
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