Nel popoloso contesto urbano del Sestiere della Maddalena e precisamente nella piazza tradizionalmente conosciuta come Piazza dei Sette Dolori, per un’edicola votiva raffigurante la Vergine addolorata, sorse, all’inizio del XVI secolo il Palazzo della famiglia Fattinanti, come testimoniato dallo stemma nobiliare posto su di una colonna dell’atrio, ai piedi delle scale. Nel breve arco di un secolo la proprietà del palazzo passò dapprima a un componente della famiglia Centurione, quindi fu lasciato in testamento all’Ospedale di Pammatone, infine, nel XVI secolo fu venduto ai Cambiaso.
La famiglia Cambiaso, originaria di San Cipriano in Val Polcevera, fu ascritta al patriziato nel 1576. Probabilmente a partire da questa data i Cambiaso si occuparono di abbellire il palazzo perché ciò che rimane della decorazione murale ad affresco pare riferibile alla cerchia di Andrea Ansaldo (1584-1638). Particolarmente interessante la decorazione a grottesche che adorna la volta dell’atrio e delle scale, nella quale si notano affinità con le decorazioni delle volte nel vicino Palazzo Imperiale, eseguite ad opera di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco (1525-1569) e ultimate appunto dall’Ansaldo.
Al primo piano sussistono ancora alcune maioliche antiche, parte residua di un nucleo più consistente ormai perduto. Di notevole interesse risulta essere altresì un affresco che raffigura una finestra aperta su di un tipico paesaggio della Genova tardo cinquecentesca. A nobilitare l’antica struttura architettonica si segnalano i bei capitelli corinzi posti sopra le colonnine di atrio e scale, così come l’elegante portale di marmo con lesene e capitelli ornati da testine e fregio ornato al centro dell’architrave.
L’antico portone rinforzato in ferro presenta ancora un picchiotto d’epoca.
R.P. Spigno
Negli anni ’50 fu progettata e realizzata, ma mai aperta, una sala cintematografica, base negli anni ’90 del restauro che portò nel 2000 all’apertura del Teatro H.O.P. Altrove. La nuova progettazione ha visto la realizzazione, all’interno della volumetria della sala, di due piani intermedi, collegati dallo scalone storico, con locali tecnici e cucine ad un livello e bistrot all’altro. Nella rifusione di fine anni ’90 sono state aggiunte le stanze al primo piano, con affaccio su Via della Maddalena, con funzioni di foresteria e sala workshop.