Info Evento
-Domenica 23 marzo - ore 18.00 (apertura porte 17.30)
SETTE A TEBE Questo terribile amore per la guerra
Ispirato alla tragedia di Eschilo
drammaturgia di Gabriele Vacis e POEM
con le attrici e gli attori di Potenziali Evocati Multimediali: Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera
regia di Gabriele Vacis
scenofonia e allestimenti Roberto Tarasco
cura dei cori Enrica Rebaudo
fonico Riccardo Di Gianni.
produzione PoEM Impresa Sociale con Artisti Associati Gorizia, Fondazione ECM Settimo Torinese
La citta? di Tebe e? sotto assedio. Polinice si prepara ad attaccare. Dentro le mura, Eteocle, suo fratello, studia una strategia. I figli di Edipo vanno incontro alla maledizione del padre che li vuole morti, e la citta?, rappresentata dal coro delle donne, prega e racconta un'alternativa al conflitto.
Cosi? Tebe diventa mito e simbolo di una terra sconvolta, del nostro "terribile amore per la guerra".
Al centro della scena il vissuto corale dei cittadini di Tebe fa da cassa di risonanza a quanto accade al di là dalle mura della città e fa accadere in scena i rumori dell'assedio, i colori e le immagini terrificanti del nemico, dell'estraneo, dell'altro che da fuori spinge, e minaccia l'ordine della città dalle sette porte. Ma l' "altro" – come ci rivela l'inaspettato scontro alla porta settima tra i fratelli nemici Eteocle e Polinice – ha sempre le sembianze del fratello: la guerra è, sempre, guerra civile.
Il copione è costruito incastonando nel testo di Eschilo brani di voci attuali, che portano sulla scena dati tecnici sulle armi in uso nel nostro tempo, ma anche considerazioni storico- culturali sull'immanenza della guerra a ogni latitudine, geografica e cronologica, della nostra civiltà.
Sulla trama di un testo così costruito, i giovani attori/autori di PoEM si prendono la responsabilità di rappresentare, di far accedere alla realtà aumentata del teatro, i desideri, i punti di forza e di debolezza della generazione dei ventenni: in scena riflettono l'esperienza della guerra nei pensieri, nei gesti, sui corpi dei giovani loro coetanei.
In questo la tragedia di Eschilo si dichiara come necessaria, la matrice giusta che genera una presentazione adeguatamente complessa del nostro tempo.
In un'altalena che oscilla tra le parole di Eschilo e le domande del presente su cosa sia, allora come oggi, la guerra, si attiva un cortocircuito energetico tra antico e contemporaneo, complici molti autori, di epoca e cultura diversa, chiamati in causa: Henri Laborit, Sun Tzu, Franklin J. Schaffner, Bertolt Brecht e, soprattutto, James Hillman che orienta la prospettiva mai retoricamente buonista sul tremendo impasto di amore e di ferocia che ha il nome divino di Ares, e innesca la concentrazione di uno sguardo e la direzione di un pensiero mai scontato sulla terribile vitalità di ogni guerra.